Cefalunews , 3 settembre 2015
A duecento anni dalla nascita di Gregorio Ugdulena (1815, Termini Imerese, Palermo - 1872, Roma) insigne patriota, politico, filologo, professore di lingua ebraica nell'università di Palermo, “Ministro del Culto e dell'Istruzione” in Sicilia, docente di greco nell'Istituto di Studi Superiori di Firenze e nell'Università di Roma, deputato al Parlamento italiano.
Ho il piacere di riproporre ai lettori, il testo integrale di un articolo di autore anonimo, dal titolo “Monumento di Ugdulena” che appare nella prima pagina (che è in mio possesso) nel periodico “L'Illustrazione Italiana” edito a Milano dai Fratelli Treves (Anno III, n. 22, 26 marzo 1876).
Il predetto articolo, corredato da un'elegante incisione del monumento funerario, domina la prima pagina del periodico: una vera rarità per gli studiosi e per coloro i quali si occupano di “storia nostra”.
L'ignoto autore ha tratteggiato rapidamente l'intensa attività di questo illustre siciliano e, nello stesso tempo, ci ha descritto esaurientemente il monumento in onore del sacerdote Gregorio Ugdulena, che trovasi nel cimitero di Termini Imerese. Il linguaggio è chiaramente quello del tardo Ottocento, per cui abbiamo evidenziato alcuni arcaismi.
Monumento di Ugdulena
« La città siciliana di Termini ha innalzato nel suo cimitero un monumento a monsignor Gregorio Ugdulena, che morì a Roma nel 1872 in età d'anni 57. Questo eruditissimo uomo, fu un grande grecista, archeologo e poliglotto
[sic! poliglotta] insigne. Fu anche liberale, sicché i suoi concittadini lo mandarono deputato appena furono liberi. Il monumento concepito e disegnato dal giovane ingegnere signor Coppola e condotto in marmo dallo scultore sig. Civiletti, incarna il pensiero dominante nella vita e nelle opere dell'illustre uomo.
Il gallo disegnato su una delle facce del plinto rappresenta ad un tempo lo stemma e quella moneta punica d'Imera, per cui l'Ugdulena scrisse una memoria che segnò un vero progresso nella numismatica, e meritògli [sic!, gli meritò] premii e lodi fin dal duca di Luynes, e dall'Accademia francese. L'archeologia dovea essere la scienza prediletta d'Ugdulena. L'ultima volta che si recò a Palermo, appena avuta tra le mani la fotografia di una iscrizione greca di Selinunte, che il tedesco Holm avea molto studiata e poco interpretata, davane [sic!, ne dava] di seconda mano la sua illustrazione, che gli attirò il plauso degli scienziati nazionali e stranieri. Ma la sua opera maggiore è significata da quel libro premuto al petto dell'angelo che sovrasta al monumento.
E' la traduzione della Bibbia sulla quale egli sudò la migliore parte dei suoi giorni: più dotto del Martini e del Diodati, più Avveduto del Lanci, egli poté siffattamente traducendo dall'originale e non dalla Vulgata, il sacro libro, e con tanta ricchezza d'erudizione commentarlo, da far gridare [sic!, esclamare] a Manzoni vedendolo: «Voi così giovane l'immenso Ugdulena!!» Quell'angelo però significa non solo “Sapienza”, ma benanco [sic!, ben anche] “Amore e virtude”; onde gli pende dalla sinistra una corona civica. E ben meritolla [sic, la meritò] il valentuomo, che gli ergastoli di Favignana e le segrete di Castel Santa Caterina lo guardarono parecchi anni libero nelle durezze delle servitù; e quando venne l'ora della libertà, il Ministro della PS sotto la pro dittatura in Sicilia, il Consiglio di Stato, i banchi del Parlamento lo videro integro, operoso, amatissimo cittadino: né potranno scordarlo quei giovani, che trascinati dal fascino della sua dottrina ebbero la ventura d'ascoltarlo all'Università di Palermo ove lesse ebraico, all'Istituto di Firenze e all'Ateneo di Roma ove in insegnò lettere greche e latine. Gregorio Ugdulena amava sopra tutte cose la patria, e nella patria la religione degli avi nella sua primitiva purezza. Onde ricordava con entusiasmo «quell'età gloriosa nella quale il popolo di Milano chiedeva per suo vescovo un laico, il magistrato imperiale che presiedeva alla radunanza [sic!, adunanza]; e consentendolo l'imperatore, il magistrato era creato vescovo. E quel vescovo era Sant'Ambrogio! Amo la religione ed il mio paese (dicea egli alla Camera parlando dell'elezione dei Vescovi) e vorrei vederli insieme conciliati e concordi.
Egli è stato il sogno della mia vita, come fu di tanti altri, di tanti altri grandi dall'Alighieri venendo insino [sic!, sino] al Gioberti ed al Rosmini, dietro i quali non oso proferire il mio nome; io confido che non morrò pria che sia compiuto questo sogno di tutti i miei amici.» Queste furono le ultime parole dette alla Camera da Ugdulena; ei morì, e la conciliazione ancora non è fatta; ei morì come Savonarola credendo, separato dalla militante, nella chiesa trionfante. Ma per la maledizione dei papi non perdette che un popolo di credenti accorresse, sin dalle più remote casipole [sic!, casupole] di Termini, devoto dietro la sua bara, come dietro ad un santo, e che tra i santi civili la patria lo annoverasse, ordinando che il suo mezzo busto ritratto in marmo fosse posto in Capitolo accanto a quelli di Stesicoro, d'Archimede e di Manzoni! ».
Foto di copertina: Monumento del Civiletti a Gregorio Ugdulena
Foto a corredo dell'articolo:
Particolare del rilievo raffigurante l'Ugdulena.
Stampa del 1876
Giuseppe Longo
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